Cap e Dirium a Roma per il VI convegno Siscc sul tema 'Possiamo ancora capire la società. Comprensione, previsione, critica” - 20-21 giugno 2024

Si è parlato di giovani, generazioni e processi educativi ma anche di traiettorie culturali interrotte al VI convegno della Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura, Comunicazione (Siscc) che si è svolto all’Università La Sapienza di Roma il 20 e 21 giugno.

Il convegno “Possiamo ancora capire la società. Comprensione, previsione, critica” ha esplorato le complesse relazioni fra potere e pratiche creative, il corto-circuito fra emersione e anestetizzazione del conflitto sociale, le potenzialità che provengono da esperienze diffuse ma non necessariamente connesse.

La professoressa Fausta Scardigno, presidente del Cap Uniba, ha rappresentato l’Università di Bari Aldo Moro e il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica (Dirium).

Nello specifico ha discusso di “Traiettorie culturali interrotte: i sistemi di riconoscimento delle competenze nel quadro globale dell’HE” toccando i temi dell’apprendimento permanente, del background migratorio, delle competenze e delle biografie culturali.

Uno dei più accesi dibattiti nell’anno europeo delle Competenze ha riguardato il tema culturale dei processi di riconoscimento di competenze, apprendimenti, credenziali già maturate (prior learning) dalle persone con background migratorio, dalle persone rifugiate (Salvati & Scardigno 2021), da tutti i soggetti che cercano di riprendere biografie culturali interrotte da migrazioni forzate.

Il concetto di competenza assume un ruolo determinante nei processi di integrazione ed emancipazione sociale dei singoli individui alla luce dei cambiamenti delle trasformazioni in atto nella società attuale. Questo ruolo si impone in modo più urgente se si fa riferimento a target sensibili, il cui capitale culturale corre il rischio di non essere riconosciuto e valorizzato (Merico; Scardigno 2022).

Tuttavia nonostante ci siano dei punti di riferimento europei che strutturano dei possibili processi di riconoscimento di competenze in termini di modelli da adottare, non si presenta coerente e uniforme, soprattutto per quel che concerne i sistemi di riconoscimento delle competenze delle persone con background migratorio nell’ambito della educazione formale (Pastore, Devillè, Colosimo, Scardigno & Manuti 2023).

L’intervento di Scardigno si è soffermato sulla centralità del diritto all’apprendimento permanente re-interpretandolo come “diritto della persona” e come risposta sociale alla domanda di ricomposizione identitaria e di ri-definizione di traiettorie culturali interrotte.

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Il convegno ha poi centrato il tema “Giovani, generazioni e processi educativi: evidenze empiriche e scenari interpretativi” posto che le nuove generazioni saranno chiamate ad affrontare una società estremamente complessa in cui i processi educativi saranno sempre più caricati di una responsabilità delicata e centrale per rendere ogni individuo capace di affrontare le sfide che si prospettano. La progressiva digitalizzazione e la diffusione del machine learning, le vicende legate agli eventi bellici, il cambiamento climatico e i suoi effetti, le nuove e vecchie crisi umanitarie, economiche e sociali, i movimenti migratori e il riemergere di vecchie e nuove povertà educative, rappresentano un banco di prova per un’educazione che sia capace di (ri)equilibrare il riconoscimento delle differenze, dell'inclusione sociale, della lotta alle disuguaglianze, conciliando equità ed efficacia.

Ai sistemi educativi è affidato, da un lato, il compito di promuovere l’inclusione e le pari opportunità; dall’altro, quello di far emergere le potenzialità e le abilità di ogni giovane. Entrambi sono funzioni sociali fondamentali che non possono essere ristrette al singolo campo dell’educazione formale, ma si apre ai processi informali e non formali che si compongono di una pluralità di agenzie che agiscono e intervengono con proposte di socializzazione e di educazione eterogenee e differenziate all’interno del “continuum dell’educazione”. I sistemi educativi, inoltre, non sono chiusi in sé stessi, perché si intrecciano con le origini sociali delle persone, con le strutture culturali e i mutamenti che in esse sorgono: insieme costituiscono percorsi distinti per gli individui.

Partendo da questi presupposti, il panel si è interrogato sul rapporto tra giovani, generazioni e processi educativi, provando a fare i conti con un insieme più ampio di questioni quali: l’equilibrio tra equità, merito e uguaglianza; la trasmissione intergenerazionale della conoscenza; l’intreccio tra la dimensione formale, non formale e informale.

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pubblicato il 21/06/2024 ultima modifica 21/06/2024

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